ROMA – Sono liberi e stanno bene gli italiani rimasti bloccati nel complesso degli hotel Oberoi e Trident di Mumbai in seguito agli attacchi dei terroristi che hanno provocato 160 morti ufficiali, fra cui almeno 15 stranieri. Tra questi il nostro connazionale Antonio Di Lorenzo. I feriti sono 327.
Per liberare gli ostaggi, si parla di 148 persone, è servito un blitz delle teste di cuio che hanno catturato nove guerriglieri, tra cui due cittadini britannici originari del Pakistan, un dettaglio questo su cui è al lavoro anche il ministero degli Esteri di Londra.
"Ieri abbiamo bonificato il Trident e ora abbiamo ripristinato il controllo nell'Oberoi", ha detto il direttore generale delle guardie della Sicurezza nazionale, JK Dutt. All'interno sono stati trovati almeno 30 i corpi di civili uccisi. "L'Oberoi Trident è stato completamente liberato dai terroristi ed è ora sotto il nostro controllo. I due terroristi che erano all'interno sono stati uccisi", ha dichiarato il capo dell'Nsg (Guardie nazionali di sicurezza) J.K.Dutt al Times of India.
Tra gli ostaggi liberati anche i sette italiani che erano ancora prigionieri. Salve, in particolare, la moglie dello chef dell'albergo e la sua bimba di pochi mesi. "Stanno tutti bene", ha confermato la Farnesina. La notizia è stata accolta con "sollievo" dal ministro degli Esteri Franco Frattini convinto che "c'è Al Qaida" dietro agli attacchi e dal presidente della Camera Gianfranco Fini, secondo il quale "finiscono lunghe ore di angoscia e di apprensione per le famiglie e per le Istituzioni italiane". Frattini ha anche comunicato che alcuni degli italiani salvati ''rientreranno nelle prossime ore''. Le prime a tornare in Italia sono tre donne di origine vicentina, Carla Padovan, 48 anni, Benedetta Padovan, 19enne, e Rossella Bergamo, di 29. "Siamo state fortunate" hanno detto, appena sbarcate.
Dal canto suo il ministro indiano degli Esteri Pranab Mukherjee ha accusato "elementi in Pakistan" per gli attacchi. Le parole del ministro arrivano all'indomani del discorso in tv del primo ministro indiano Manmohan Singh che ha parlato di gruppo di terroristi "basato fuori dal nostro Paese". Per tutta risposta, il ministro degli Esteri del Pakistan, Shah Mehmood Qureshi, pensa che la politica va tenuta lontana dall'analisi degli attacchi terroristici di Mumbai. "E' un problema collettivo, fronteggiamo un nemico comune e dobbiamo unire gli sforzi per sconfiggerlo", ha detto Qureshi. Il governo pachistano ha accolto la richiesta dell'India di inviare a Nuova Delhi il capo dei potenti servizi di sicurezza dell'Isi, il generale Ahmaed Shuja Pasha, per consultazioni sulla crisi in corso a Mumbai.
Questa mattina nuovi colpi di arma da fuoco sono stati sparati all'interno dal Taj Mahal di Mumbai, l'altro albergo preso di mira dai terroristi. All'interno sono stati recuperati almeno 50 corpi e di questi 12-15 si trovano in una sola stanza. Lo ha raccontato al Times of India il comandante del commando di elite Marcos della marina indiana che ha partecipato alle operazioni antiterrorismo, mentre na testa di cuoio dei marines ha confermato che i suoi uomini hanno aperto il fuoco indiscriminatamente.
Liberato anche il centro ebraico Chabad. Le forze speciali indiane inviate da Nuova Delhi sono entrate nell'edificio calandosi con una fune appesa ad un elicottero, e dopo aver preso il controllo del tetto dei tiratori scelti appostati sui tetti hanno sparato verso l'interno. Cinque ostaggi sono morti, tra cui il rabbino americano Holtzberg Gavriel e la moglie. Nelle operazioni sarebbero stati uccisi anche tre terroristi.