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Medvedev: “Stop alle operazioni militari” Mosca accetta

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MOSCA – Il presidente francese Nicolas Sarkozy si è accordato con il suo omologo russo, Dmitri Medvedev per un piano in sei punti per la fine della crisi in Georgia. E' stato lo stesso Sarkozy a dirlo a Mosca. "Non siamo ancora alla pace – ha dichiarato -, ma siamo alla cessazione provvisoria delle ostilità. Si tratta di un notevole progresso". Secondo Sarkozy, i punti sono i seguenti. Primo, "l'impegno a non ricorrere alla forza". Secondo, prevede la "cessazione immediata delle ostilita'". Terzo, libero accesso per gli aiuti umanitari. Il quarto punto, ha spiegato ancora il capo dell'Eliseo, prevede "il ritorno delle forze militari georgiane nel loro luogo abituale di stazionamento". Il quinto, "le forze militari russe si ritireranno dietro le linee precedenti allo scoppio delle ostilita'". In proposito, ha detto ancora Sarkozy, "le forze di pace russe attueranno misure addizionali di sicurezza finché non sarà tornata la fiducia tra i protagonisti". Infine, il sesto punto prevede "l'apertura delle discussioni internazionali" sullo "status futuro" delle province separatiste dell'Ossezia del Sud e dell'Abkhazia. Non si parla invece esplicitamente di rispetto dell'integrità territoriale della Georgia, la quale, ha detto il russo Medvedev, "è un questione molto complessa". Gli Osseti e gli Abkhazi vogliono vivere o no nel perimetro della Georgia? Devono rispondere loro". Più sfumato Sarkozy: "Vi è l'apertura delle discussioni internazionali – ha detto – che la discussione inizi". Si attende a questo punto la reazione della Georgia al piano.
Intanto il presidente russo Dmitri Medvedev ha annunciato il ritiro delle forze militari dall'Ossezia del Sud e la fine delle operazioni militari russe in Georgia. "E' stato un passo importante" ha commentato il presidente francese Sarkozy, aggiungendo però "che c'è ancora molto da fare". Da Tbilisi avevano denunciato il proseguimento dei raid aerei russi anche dopo l'annuncio del capo del Cremlino. Erano stati colpiti due villaggi e un'autoambulanza in territorio georgiano. Già questa mattina si erano registrati esplosioni ed attacchi: colpita la città georgiana di Gori, mentre una forte esplosione ha scosso la capitale Tbilisi.
Proprio oggi il presidente americano George W. Bush ha chiamato il premier Silvio Berlusconi per fare il punto sugli ultimi sviluppi della crisi in Georgia. Per l'ex ministro degli Esteri Italiano Antonio Martino (Pdl) "i russi rimpiangono il ruolo di superpotenza" e le operazioni militari nascondono "la volontà di impedire un riavvicinamento della Georgia alla Nato" e di "assicurarsi il monopolio delle forniture energetiche verso l'Occidente europeo".
Dalla Nato intanto arrivano critiche "all'uso sproporzionato della forza da parte di Mosca" in Georgia. Il segretario generale della Nato Jaap de Hoop Scheffer ha sottolineato come "i 26 stati membri abbiano espresso piena solidarieta'" a Tbilisi e ha "ribadito in termini molto forti la necessità di un pieno rispetto dell'integrità territoriale della Georgia". Ha però aggiunto che il conflitto con la Russia per l'Ossezia del Sud non ha modificato la prospettiva di una futura adesione della Georgia alla Nato.
Da parte sua, però, il presidente georgiano Mikhail Saakashvili ha ribadito che "Tblisi mai si arrenderà a Mosca" e che "il Davide georgiano vincerà contro il Golia russo".
Dalla Casa Bianca fanno sapere che non sono ancora in grado di confermare la veridicità dell'annuncio della Russia dello stop alle operazioni militari in Georgia. ''Stiamo cercando di fare una valutazione di che cosa significhi esattamente uno stop, e se è stato eseguito nei fatti'', ha dichiarato il portavoce della Casa Bianca, Tony Fratto. Dura la reazione dell'ambasciatore americano presso l'Alleanza Atlantica, Kurt Volker al termine della riunione straordinaria del Consiglio Atlantico a Bruxelles interamente dedicata alla crisi georgiana. "Dopo gli ultimi eventi in Georgia – ha detto il diplomatico- sarà opportuno rivedere i rapporti tra Nato e la Russia".
Per fare il punto sullo stato della crisi i ministri degli Esteri dei Paesi del G7 avranno in giornata una nuova conversazione telefonica. Lo ha annunciato un portavoce del dipartimento di Stato americano, Robert Wood. I capi delle diplomazie dei sette Paesi più industrializzati del mondo si erano già sentiti ieri e avevano rivolto un appello a Mosca per la fine dei bombardamenti sulla Georgia.
Le operazioni militari questa mattina, prima dell'annuncio di Medvedev, sono andate avanti. Soldati e mezzi corazzati provenienti dalla repubblica separatista dell'Abkhazia, dove Mosca ha dispiegato negli ultimi giorni 9mila soldati e 350 veicoli militari, hanno attaccato le forze georgiane nella gola di Kodori, secondo quanto riferisce il governo di Tbilisi. E colonne corazzate russe, secondo la televisione georgiana Rustaveli-2, avrebbero il controllo del distretto georgiano di Zugdidi, adiacente all'Abkhazia.
Sull'altro fronte, quello dell'Ossezia meridionale, testimoni riferiscono di colonne corazzate russe sconfinate oltre la repubblica separatista e attestate nei pressi della città georgiana di Gori, ad una sessantina di chilometri da Tbilisi.

Resta il dramma della popolazione civile. Hanno raggiunto la cifra di 100mila gli sfollati causati dal conflitto tra Georgia e Russia nelle repubbliche separatiste filo-russe di Ossezia del Sud e Abkhazia. Lo riferisce da Ginevra l'Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr).
Solo nella capitale Tbilisi, il Programma alimentare mondiale (Pam) sta distribuendo viveri e beni di prima necessità ad oltre 2mila sfollati. Lo riferisce Lola Castro, direttore del Pam, attraverso un comunicato diffuso dall'agenzia che fa capo dela Nazioni Unite. "Il numero di persone che necessitano di aiuti immediati aumenta di ora in ora", ha affermato la Castro.