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Il Sessantotto idee, musica e immagini

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Il Sessantotto idee, musica e immagini

Si è conclusa la terza edizione di Timeline-Festival della storia di Arezzo, organizzato dall’Assessorato alla Cultura della Provincia di Arezzo in collaborazione con Biblioteca Città di Arezzo e curato da Michele De Mieri. Un’edizione che ha visto la partecipazione numerosa di pubblico a tutti gli eventi in programma e il coinvolgimento di molti studenti degli Istituti Superiori di Arezzo e provincia (in totale circa 500), che hanno affollato i dibattiti mattutini in Piazza San Francesco. Giovani e meno giovani, un pubblico eterogeneo che si è appassionato ed ha partecipato alla discussione sul ’68, argomento dell’edizione 2008 del festival.
“Si è fatta più storia che memoria, più riflessione critica che ricordo nostalgico di quegli anni “formidabili” – ha affermato l’Assessore alla Cultura della Provincia di Arezzo, Emanuela Caroti – recuperando spazi di partecipazione, di confronto, che l’impoverimento culturale della politica e la frammentazione collettiva nei meandri di una società consumistica, chiusa nella dimensione individuale, spesso egoistica, ci hanno fatto perdere”. D’accordo anche Michele De Mieri, curatore del festival “Le tracce, i temi, del percorso su cui erano chiamati a intervenire i relatori, nonché la loro indiscutibile competenza e statura scientifica, hanno consegnato a chi ha seguito il festival un racconto storico libero da reducismi di ogni tipo e, invece, molto collegato con gli accadimenti di questi anni”. “Contenta della rinnovata collaborazione a questo festival che porta la cultura, l’informazione fuori dai luoghi canonici collegati all’Istituzione biblioteca – è anche la Presidente della Biblioteca Città di Arezzo, Caterina Tristano – una partecipazione che ci stimola a proseguire la collaborazione con la Provincia di Arezzo in una serie di iniziative, alcune in fase di definizione e altre già avviate come la Rete Provinciale delle Biblioteche”.

Il Festival si è aperto con una mini rassegna cinematografica curata da Enrico Ghezzi e un’analisi critica che l’inventore di “Blob” e “Fuori orario” ha tenuto in un cinema Eden gremito di persone. E poi, molti i relatori che si sono alternati nei vari dibattiti, tutti chiamati a cercare di spiegare ai giovani di oggi cosa realmente accadde in quel periodo, sia nel nostro paese che all’estero, tentando una ricostruzione storica attraverso le immagini, le parole e la musica. Lo storico Miguel Gotor con una analisi cronologica dei fatti salienti; la testimonianza dello storico e scrittore Roberto Tumminelli, uno dei fondatori del Movimento Studentesco della Statale di Milano; il dibattito moderato da Paolo Ermini tra i due storici Marco Revelli e Marcello Veneziani, l’uno che ne trae un bilancio tutt’altro che negativo e l’altro che, al contrario, è convinto che “le macerie lasciate superarono gli esiti positivi”; Riccardo Bertoncelli che ha analizzato il ’68 dal punto di vista musicale. Un incontro coinvolgente fatto anche di ascolti musicali dei brani trasmessi dalle radio in quel periodo, che ha messo in evidenza quanto diversa fosse la musica che si ascoltava in Italia da quella inglese o americana. Dalla musica alla moda con Sofia Gnoli che ha illustrato, con l’aiuto di diapositive, lo stile degli anni precedenti alle contestazioni e ai movimenti giovanili, e la nascita del casual: l'abito del contestatore, i capelloni, le minigonne, i jeans e i ciondoli etnici. Poi uno sguardo al ruolo delle donne. Partendo dal libro “A colpi di cuore”, l’autrice Anna Bravo, insieme a Loredana Lipperini e Lidia Ravera hanno parlato del ruolo fondamentale, dentro il Sessantotto, del femminismo ma anche di certi suoi eccessi settari. “Un movimento dal quale – secondo Loredana Lipperini – ci siamo congedate troppo presto”; la rivoluzione sessuale “Diventata purtroppo ideologia – secondo Anna Bravo – che non ha saputo crescere e ha dovuto ritirarsi”. Lidia Ravera ne è sicura “è auspicabile un nuovo ’68 che veda protagonisti i giovani di oggi”. I molti che hanno assistito, domenica mattina, all’ultima tavola rotonda in programma, moderata dal Prof. Nicola Labanca, a cui hanno partecipato Giovanni De Luna, Massimo Teodori e Furio Colombo hanno potuto assistere ad una attualizzazione delle battaglie americane degli anni Sessanta attraverso l’indicazione in Barack Obama della logica conseguenza di quella stagione di lotte e musica.

Molti anche gli artisti che hanno animato le serate al Teatro Pietro Aretino: il raffinato concerto dei Doctor 3, il celebre trio jazz italiano formato da Danilo Rea, Enzo Pietropaoli e Fabrizio Sferra con un personalissimo “Omaggio alle canzoni del ‘68”: un viaggio musicale tra le canzoni di quel periodo riarrangiate in versione jazz. Un concerto accolto dal pubblico con lunghi applausi. La rievocazione, in parole e musica, del libro di Mario Capanna “Formidabili quegli anni” che racconta gli episodi salienti (soprattutto milanesi). Un testo trasformato in spettacolo di teatro-canzone da Giulio Casale che, con una interpretazione sinceramente emozionante, ha fatto rivivere al pubblico le rivolte degli studenti, le assemblee alla Statale, le cariche della polizia, la contestazione alla Scala, lo sciopero dei braccianti di Avola, fino alla strage di Piazza Fontana. Accompagnato dal bravissimo tastierista Carlo Cialdo Capelli, Casale ha raccontato e cantato canzoni bellissime, colonna sonora di quegli anni: De Andrè, Boris Vian, Tenco, Jacques Brel…

Infine, il concerto conclusivo del festival con Paolo Pietrangeli e la sua band formata da Bebo Ferra, Lello Pareti, Leonardo Volo e le Faraualla. La prima parte dedicata proprio ai brani che lo hanno reso uno dei protagonisti principali della canzone politica italiana di allora e, la seconda, a quelli tratti dal suo recente album “Carmela, con affetto”.

Molti sono stati anche coloro che hanno visitato la mostra fotografica “Arezzo: il Sessantotto e dintorni”, curata da Enzo Gradassi e allestita nei locali dell’Assessorato alla Cultura della Provincia. Un’esposizione ricca anche di molti altri oggetti: dall’abbigliamento, alle “collanine”, alle pubblicazioni locali dell’epoca, gli articoli di giornali, le copertine dei dischi e un’accurata cronologia dei fatti principali vissuti nella nostra città. Tanti, quelli che hanno voluto aprire la mente ai ricordi e cercare “volti familiari” nelle foto esposte.