KINSHASA – Sta lentamente tornando alla normalità la situazione a Goma, capoluogo del Nord Kivu (est della Repubblica democratica del Congo), dopo l'ultima campagna militare del Congresso nazionale del popolo (Cndp) del generale dissidente filo ruandese Laurent Nkunda. Lo riferisce l'agenzia MISNA.
Ieri a Goma il governatore del Nord Kivu ha imposto un 'coprifuoco notturno' dalle 23 della sera alle 5 del mattino, ufficializzando il 'coprifuoco' informale a cui già si attenevano gli abitanti rimasti in città nei giorni scorsi.
''La città sta riprendendo vita. Molti negozi hanno riaperto e anche alcune scuole hanno ripreso a funzionare'' dice una fonte della MISNA contattata a Goma. Anche se la gente sta ricominciando a tornare, sui rientri dei civili però la situazione non è ancora chiara.
Nella zona di Rutshuru (l'area circa 70 chilometri a nord di Goma, teatro la scorsa settimana di intensi combattimenti e ora sotto controllo del Cndp), oggi è arrivato un convoglio umanitario al quale partecipano soprattutto uffici delle Nazioni Unite.
In difficoltà le decine di migliaia di sfollati, sui quali non ci sono ancora cifre ufficiali, e tutti gli abitanti della regione. Uno dei più gravi contraccolpi provocati dalla crisi armata della scorsa settimana, riferisce la MISNA, è il forte rialzo dei prezzi dei beni di prima necessità, a cominciare dal cibo, tanto nel Nord quanto nel Sud Kivu.
La Gran Bretagna intanto sta considerando l'ipotesi di inviare truppe, nell'ambito di un possibile dispiegamento di una forza dell'Unione Europea. Lo ha fatto sapere il ministro degli Esteri britannico, David Miliband. "Non abbiamo escluso niente, è possibile", ha chiarito il capo della diplomazia di Londra, parlando con la Bbc a proposito di un eventuale invio di militari, che si aggiungerebbero ai 17mila caschi blu delle Nazioni Unite, che finora hanno assistito impotenti agli scontri.
Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, dice però che "prima di pensare di inviare truppe" in Congo bisogna "rafforzare la missione Monuc'' delle Nazioni Unite, ''che ha a disposizione un gran numero di peacekeeper e mezzi".
Il titolare della Farnesina, che oggi a Marsiglia ha incontrato i colleghi dei Paesi dell'Unione europea, anticipa quella che potrebbe essere una decisione dei 27, ovvero una "presenza europea", "ad esempio negli aeroporti, nei luoghi di distribuzione degli aiuti d'emergenza", per essere certi che "il flusso di aiuti, che arriva soprattutto dall'Europa, dai Paesi più sviluppati, dai Paesi occidentali, giunga davvero dove deve arrivare e che non finisca nelle mani di bande o di ribelli".
Si tratterebbe sostanzialmente di una "missione di protezione" dei flussi di aiuti. "Non si tratterebbe di una presenza di soldati sul terreno, ma di poche unità", ha precisato Frattini. Inoltre, "eventuali discussioni su una missione europea" avrebbero carattere "prematuro", perché "c'è una missione Onu ben strutturata con migliaia di uomini" e perché l'eventuale missione dell'Europa "verrebbe vista come un'interferenza probabilmente inaccettabile per molti Paesi della regione".
Mentre chiede nuove regole di ingaggio per i 17mila uomini della Monuc, il ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner, rilevando che queste "regole al momento sono molto restrittive" e che non è possibile "avere soldati che non possono sparare. Non dico che debbano fare la guerra – ha aggiunto il capo della diplomazia francese – ma che almeno siano in condizioni di condurre missioni di difesa".
Articlolo scritto da: Adnkronos/Ign