FIRENZE – Gli arazzi sono 21, alcuni di normali dimensioni, altri monumentali, tutti decisamente spettacolari. Li firmano Matisse, Mirò, Le Corbusier, Picasso e molti altri maestri contemporanei. Esposti da domani alla Galleria del Costume di Firenze (Arazzi d’autore, 25 ottobre 2008 – 8 febbraio 2009 (www.polomuseale.firenze.it), rappresentano la più recente produzione di Gobelins e Beauvais, due delle celebri manifatture storiche nate secoli fa sotto la protezione della corona di Francia, oggi attive su committenza statale e inglobate nell’ente pubblico Mobilier National.
Si tratta, peraltro, delle stesse manifatture alle quali si devono gli arazzi di Artemisia, progettati per Caterina e tessuti per Maria de’ Medici, al centro della mostra al debutto oggi in Palazzo Strozzi (Donne al potere, 24 ottobre 2008-8 febbraio 2009, www.fondazionestrozzi.it), prodotta dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze.
Diverse ma complementari, oltre che inedite in Italia, le due contemporanee esposizioni offrono l’opportunità unica di rilanciare un genere che soprattutto a Firenze vanta pedigree illustrissimi. L’Arazzeria medicea, fondata nel Cinquecento dal duca Cosimo I, fiorì infatti per due secoli all’insegna di una magnificenza assoluta, per concludersi con l’arrivo dei Lorena. Erede di quelle glorie, l’Opificio delle Pietre Dure si è riconvertito al servizio del restauro, sviluppando anche nel settore degli arazzi un particolare sapere scientifico.
In Francia, invece, la produzione di arazzi non è mai cessata. La tradizione ha saputo rigenerarsi attraverso un’intensa attività didattica, che ci ha tramandato le antiche metodologie e tecniche di lavorazione, creando un supporto d’eccezione anche per il linguaggio figurativo di artisti moderni e contemporanei ai quali si devono i cartoni per gli arazzi. La committenza statale è così riuscita a creare, dagli anni ‘60, un’autentica ‘galleria’ d’arte del XX e XXI secolo, lasciando che artisti anche di fama internazionale e molti esponenti di spicco delle avanguardie si misurassero in piena libertà con un medium così insolito qual è l’arazzo.
Come afferma Anne-Sophie Nivière, responsabile dell’atelier della manifattura Gobelins: “Le but est toujours de s’élever et de donner une certaine image de la France sur le plan intellectuel et de la beauté”.
La mostra illumina per di più curiosi retroscena. Mirò, ad esempio, fu dapprima sfavorevole a concedere cartoni per arazzi, perché non poteva produrre con le proprie mani l’oggetto finito. Malgrado ciò, arrivò a firmarne una ventina, compreso quello ultra monumentale (circa 6 x 10,5 metri) dedicato al World Trade Center ed esposto dal 1974 alle Torri Gemelle, per poi diventare una delle vittime inanimate dell’attentato 2001.
Entusiasta della mostra, la Soprintendente Cristina Acidini spiega, “E’ un inno alla creatività odierna nel solco di una tradizione antica e prestigiosa, e testimonia non solo la vitalità di un settore delle “arti applicate” così specifico e impegnativo com’è l’arazzo, ma anche la stima che esso gode nella sfera delle attenzioni nazionali”.
Promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali con la Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze e la Galleria del Costume di Palazzo Pitti, l’esposizione è stata resa possibile grazie ad Arnauld Brejon de Lavergnée e Bernard Schotter, rispettivamente Direttore e Amministratore Generale delle Collezioni del Mobilier National.
La curatela è di Caterina Chiarelli (direttrice della Galleria del Costume) con la collaborazione di Ginevra Utari. L’allestimento è di Opera Laboratori Fiorentini, con la direzione di Mauro Linari. La Casa Editrice Sillabe pubblica il catalogo che contiene, tra l’altro, una serie di preziose interviste ai responsabili delle manifatture francesi realizzate da James Bradburne, il direttore della Fondazione Strozzi alla quale si deve l’organizzazione della mostra su Caterina e Maria de’ Medici.