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‘Orodautore. Omaggio a Piero’

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‘Orodautore. Omaggio a Piero’

AREZZO – A corollario della grande mostra “Piero della Francesca e le corti italiane”, la Galleria Comunale di Arte Contemporanea di Arezzo ospita dal 24 marzo al 22 luglio 2007 “Orodautore. Omaggio a Piero”, speciale rassegna dedicata ai preziosi gioielli d’artista ispirati al mondo di Piero della Francesca.

Promossa da Comune e Provincia di Arezzo, Camera di Commercio di Arezzo, APT, Banca Etruria, Centro Promozioni e Servizi e dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici, per il Paesaggio, per il Patrimonio Storico, Artistico e Demoetnoantropologico per la Provincia di Arezzo, l’iniziativa è nata nel 1992 con l’obiettivo di dar vita a una collezione contemporanea d’arte orafa ispirata allo spirito di Piero della Francesca che ne mettesse in luce l’attualità e la modernità del segno nel più ampio contesto di Orodautore.

L’intera collezione Orodautore conta ad oggi ben 280 pezzi unici ed è stata ospitata all’interno di prestigiosi musei ed istituzioni culturali a New York, Las Vegas, San Paolo, Buenos Aires, Santiago del Cile, Hong Kong e nelle principali capitali europee. La tappa più recente, pochi mesi fa al National Art Museum of China, NAMOC di Pechino, dove è stata inserita nel programma ufficiale dell’anno dell’Italia in Cina.

Quest’anno viene presentata una delle sezioni più significative di Orodautore: 67 gioielli dedicati a Piero della Francesca. Di questi, 38 sono stati realizzati nel 1992 per celebrare il quinto centenario della morte di Piero, straordinari pezzi unici firmati da artisti del calibro di Andrea Branzi, Alessandro Mendini, Bruno Munari, Arnaldo e Giò Pomodoro, Ettore Sottsass.

A questo primo nucleo si uniscono 29 pezzi disegnati per quest’occasione da artisti, architetti, designer di fama internazionale o emergenti, provenienti da ogni parte del mondo e realizzati da aziende orafe aretine.

Tra questi: Gae Aulenti, Francesco Binfarè, Tord Boontje, Maria Magdalena Campos-Pons, Chueng Chu, Aldo Cibic, Michele De Lucchi, Paul de Marinis, Dario Fo, Alberto Garutti, Stefano Giovannoni, Jonathan Hammer, Makio Hasuike, David Humphrey, Setsu Ito, Marya Kazoun, Alessandro Kokocinski, Freeman Lau, Giuseppe Antonello Leone, Fulvia Mendini, Eric Owen Moss, Michelangelo Pistoletto, Florencia Pita, Judith Sáenz de Tejada, Clino Trini Castelli, Koen Vanmechelen, Cecile Yau, Dickson Yewn, Marcin Zaremski.

Il comitato scientifico della mostra è composto da Philippe Daverio, critico d’arte, Jeffrey Schnapp, fondatore e direttore della Stanford Humanities Lab – Stanford University California, Freeman Lau, Presidente del Design Centre di Hong Kong, e Giuliano Centrodi, storico dell’arte.
La rassegna è stata organizzata dal Centro Promozioni e Servizi di Arezzo in collaborazione con Michela Bondardo, esperta di comunicazione culturale.



APPROFONDIMENTI
L’inaugurazione della mostra ORODAUTORE – Omaggio a Piero di sabato 24 marzo prevede a favore degli intervenuti un cocktail presso la Casa Museo di Ivan Bruschi Corso Italia 14, Arezzo, nello storico Palazzo del Capitano ubicato davanti alla Pieve romanica di S. Maria. L'edificio che fu di proprietà dei Lodomei e poi dei Camaiani, la famiglia guelfa che ne venne in possesso nel '300, è stato la dimora del noto antiquario aretino Ivan Bruschi ideatore e promotore della Fiera Antiquaria di Arezzo ed è oggi una Casa Museo dove la preziosa collezione di Bruschi fa mostra di se nella suggestive sale restaurate grazie a Banca Etruria. L’evento è l’occasione per approfondire la conoscenza di questa particolare struttura museale che si propone come luogo di incontro ed eccellenza culturale nella città di Arezzo.

LA FONDAZIONE IVAN BRUSCHI
Istituire una Fondazione che diffondesse l'amore per l'arte e per la cultura antiquariale è stato l'ultimo desiderio di Ivan Bruschi, celebre antiquario aretino di fama internazionale, ideatore e animatore della Fiera Antiquaria di Arezzo. Oggi la Fondazione è una realtà grazie al lascito delle preziose collezioni di Bruschi e all'attività dell'amministratore BancaEtruria.
Proprio in questo contesto va collocata l'azione volta alla valorizzazione e all'accrescimento delle collezioni di proprietà della Fondazione, nell'intento di restare fedeli all'idea originaria che ha condotto l'azione di Bruschi nell'arco della sua vita.
Due sono i poli di questo progetto. La Casa Museo di Ivan Bruschi, davanti alla Pieve, "luogo delle meraviglie" dove la concezione culturale ed estetica di Bruschi ha conferito agli ambienti una forte suggestione, anche per il valore delle collezioni esposte oggi restaurate, catalogate e riallestite dopo un complesso lavoro di studio della Scuola Normale Superiore di Pisa. La Galleria di Piazza San Francesco, che ogni mese in occasione della Fiera Antiquaria accoglie selezionati standisti. Una storica vetrina accanto agli affreschi di Piero della Francesca dove un tempo si trovava la bottega di Bruschi, luogo originante della Fiera e cuore delle molteplici iniziative da lui promosse per la diffusione dell' antiquariato.
LA CASA MUSEO: UN PATRIMONIO NEL CUORE DELLA CITTA’
Posta nel cuore di Arezzo, di fronte alla Pieve di S.Maria, nel trecentesco Palazzo del Capitano del Popolo, la Casa Museo Ivan Bruschi ospita l’eclettica collezione dell’antiquario aretino, scomparso nel 1996. Formatasi a partire dai primi anni ’60 per progressivi acquisti di precedenti nuclei collezionistici e di oggetti disponibili sul mercato antiquario, la raccolta oggi conta circa diecimila pezzi tra mobili, dipinti, sculture, libri, vetri, ceramiche, argenterie, gioielli, arnesi e attrezzi da lavoro e monete. Gli oggetti provengono da luoghi vicini e lontani e spaziano dalla preistoria ai giorni nostri. All'interno del palazzo, uno degli edifici pubblici più importanti e rappresentativi della città durante il Basso Medioevo, come testimoniano i molti stemmi affissi alla facciata, si snoda un percorso espositivo che, pur evidenziando le predilezioni del collezionista, permette comunque di ricostruire i nuclei principali della raccolta. Il visitatore che percorre le sale, restaurate di recente grazie all'intervento di BancaEtruria, ha modo di osservare una selezione di oggetti, scelti secondo criteri funzionali alla necessità di informare sulla natura complessiva della collezione e sui principi che ne hanno definito la forma attuale.

BIOGRAFIA DI UN ARETINO ILLUSTRE
Nato nel 1920, ultimo di sei figli, Ivan Bruschi ereditò il suo fervore per l'arte e per l'antiquariato dal padre e dal fratello maggiore, mercanti di mobili antichi. Durante gli studi universitari conobbe e frequentò Roberto Longhi, il famoso critico d'arte, a contatto del quale maturò una propria visione culturale ed estetica che lo guidò nella professione di antiquario. Nella piena maturità della sua vita professionale diede nuovo impulso creativo alla città di Arezzo, istituendo nel 1968 la famosa Fiera Antiquaria. Esortato dal crescente successo della Fiera, Bruschi promosse anche una serie di eventi e mostre che richiamarono l'attenzione del pubblico italiano e internazionale, consolidando il mercato di Arezzo come il primo d'Italia. Una svolta decisiva nella vita di Ivan Bruschi è stata la scomparsa della madre in seguito alla quale tornò a vivere ad Arezzo nell'antico Palazzo del Capitano del Popolo, posseduto dalla famiglia fin dagli inizi del '900 e in buona parte distrutto dai bombardamenti del 1943. Nei primi anni '60 Bruschi pose mano al restauro dell'antico Palazzo. La storica dimora – il Palazzetto, come amava chiamarla – divenne così il luogo di incontri culturali, di avvenimenti mondani, il salotto della Fiera Antiquaria. Ma anche il quotidiano rifugio, il luogo definitivo degli affetti. E' proprio in questi anni che Bruschi dette vita alla Casa Museo, mostrata ai suoi ospiti con orgoglio e con partecipata identificazione e per la quale intensificò i viaggi alla scoperta di nuove culture e nuovi tesori di cui arricchirla. Prima di spegnersi, nel 1996, consegnò le proprie volontà ad un testamento pubblico dove istituì la Fondazione Ivan Bruschi, nominandola erede delle proprie fortune, affinché proseguisse, in forme diverse, la sua opera. Con lo stesso atto sigillò definitivamente il patto di collaborazione e fiducia durato tutta la vita con la "sua Banca", consegnando la "sua Fondazione" all'amministrazione perpetua di BancaEtruria, la Banca della città.