SALERNO – Due Paesi devastati da emergenze silenziose che continuano a protrarsi nell’indifferenza della comunità internazionale, distruggendo soprattutto le vite dei bambini, il Ciad e la Repubblica Centroafricana, sono al centro della mostra fotografica “Le facce che non dimenticherò”, che si apre domani alle 18,30 nella chiesa del complesso monumentale di San Francesco, a Giffoni Valle Piana, nell’ambito della 37° edizione del “Giffoni Film Festival”.
“Le facce che non dimenticherò” raccoglie scatti realizzati dal fotografo UNICEF Giacomo Pirozzi nel corso di una missione compiuta nei due paesi africani da Mia Farrow, Goodwill Ambassador dell’UNICEF, negli scorsi mesi, con l’obiettivo di sensibilizzare la comunità internazionale affinché aumenti gli aiuti umanitari per queste emergenze dimenticate.
La mostra, la cui apertura ufficiale è preceduta oggi da un incontro del fotografo Giacomo Pirozzi con i 450 ragazzi tra 15 e 19 anni membri della giuria del Giffoni Film Festival, sarà inaugurata dal Ministro dei Beni culturali Francesco Rutelli. Interverranno tra gli altri il rappresentante dell’UNICEF nella Repubblica Centroafricana, Mahimbo Mdoe, e la Presidente Provinciale di Salerno dell’UNICEF, Giovanna Ancora Niglio in rappresentanza del Comitato Italiano per l’UNICEF.
Nella Repubblica Centroafricana la situazione è drammatica, dopo un decennio di conflitti armati, le cui conseguenze sono state acuite dall’impatto delle crisi del Ciad, della Repubblica Democratica del Congo, del Darfur e del Sudan meridionale, da un difficile contesto istituzionale e dalla ridotta presenza internazionale. Più di un milione di persone sono estremamente vulnerabili a causa delle malattie, della malnutrizione e dell’insicurezza, gli sfollati sono oltre 200.000. C’è un disperato bisogno di protezione, assistenza sanitaria di base, nutrizione, acqua, igiene, istruzione e di aiuti sia alimentari che non. Proseguono le diffuse violazioni dei diritti umani, la mortalità infantile 0-5 anni è stimata a 193 su mille, in pratica un bambino su 5 non arriva a compiere cinque anni. L’aspettativa di vita è diminuita e dal 1993 la percentuale di persone che vivono sotto la soglia di povertà è passata dal 63 al 71 %. Il tasso di prevalenza dell’HIV è il più alto in Africa occidentale e centrale, pari al 15 %, il che ha portato ad avere 140.000 orfani, 24.000 bambini sieropositivi e 6.000 orfani e altri bambini a rischio (OVC) che vivono per strada.
E’ grave anche il fenomeno dei bambini soldato. Lo scorso 16 giugno l’UNICEF, il Governo della Repubblica Centroafricana e il gruppo ribelle dell’Assembly of the Union of Democratic Forces (UFDR) hanno firmato un accordo che permetterà il reinserimento sociale dei bambini associati a gruppi armati, con il ritorno dei bambini alle proprie famiglie. L’UFDR ha in tale occasione acconsentito al rilascio di circa 400 bambini arruolati nelle file ribelli. Finora, nella regione del Vakaga, nel nord del Paese, sono stati individuati circa 200 bambini associati a gruppi armati.
Nella parte orientale del Ciad, ai confini della Repubblica Centrafricana, la situazione è altrettanto difficile e complessa, con aspri scontri tra truppe governative e guerriglieri. Più di 215.000 rifugiati sudanesi in fuga dal Darfur vivono in 12 campi del Ciad orientale e le comunità ospitanti sono sottoposte a grossi sacrifici, soprattutto in termini di risorse idriche disponibili; inoltre, nell’area sono oltre 65.000 gli sfollati interni. I campi di accoglienza sono spesso presi di mira per efferati attacchi e al loro interno si teme vengano reclutati bambini soldato. Nel Ciad meridionale sono presenti 45.000 rifugiati della Repubblica Centroafricana, in 4 campi profughi.
La condizione sanitaria e nutrizionale dei bambini rifugiati è pessima, con un’elevata incidenza di infezioni acute delle vie respiratorie, malaria e diarrea. La popolazione non ha accesso all’acqua potabile e a impianti igienici; le donne che hanno subito violenze sessuali e di genere non sono protette; e le aule scolastiche, cosi come i materiali didattici, scarseggiano. La mortalità infantile 0-5 anni in Ciad è ancora più alta che nella Repubblica Centroafricana, arrivando a 208 su mille.