GENOVA – A Slow Fish (Fiera di Genova dal 4 – 7 maggio), manifestazione internazionale totalmente dedicata al mondo ittico e alle sue problematiche organizzata da Slow Food e Regione Liguria, partecipano le comunità della pesca, già protagoniste a Terra Madre 2006. Tra queste vi sono comunità formate da donne, depositarie di tecniche e saperi antichi, di metodi di pesca o di lavorazione del pesce che non possono garantire i quantitativi catturati dai grandi pescherecci o prodotti dall’industria conserviera, ma che sanno rispettare gli ecosistemi costieri e la stagionalità del pescato.
L’importantanza del ruolo delle donne nel settore ittico viene sottolineata anche dal rapporto Fao 2006 sullo Stato della pesca e dell’acquacoltura nel mondo:
«Milioni di donne nel mondo, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, operano nella pesca. Spesso il loro lavoro consiste nel fare o riparare reti, ceste, contenitori per la conservazione e ami. Le donne raramente partecipano alla pesca oceanica o d’alto mare. Più comunemente operano in piccole imbarcazioni o canoe nelle acque interne o sulla costa, impegnate nella raccolta di bivalvi, molluschi, perle, alghe o nel posizionamento delle reti.
Tuttavia, il maggior numero di donne impiegate nel settore ittico partecipa al processo di lavorazione e vendita del pesce, e in molti paesi si registra un forte incremento dell’imprenditoria femminile in questo campo.»
Alcune significative comunità della pesca che vedono le donne protagoniste, e che saranno presenti a Slow Fish 2007:
Ghana
Pescatori e affumicatrici di pesce di Chokomey
Chokomey è un villaggio di 1000 pescatori circondato dal fiume Densu, nel sud ovest del Ghana nella regine del Greater Accra, a 15 km dalla capitale, Accra. La popolazione di etnia Ewe è originaria della regione del Volta, una della 10 regioni del Ghana. Per arrivare alle sponde dell'oceano si deve attraversare il fiume con la canoa. Ci sono in tutto 4 canoe, e mentre gli uomini pescano, le donne essiccano ed affumicano il pesce che verrà consumato in loco. La comunità fa parte della Developemnt Action Association, una federazione di associazioni composta per il 98% da donne, che opera allo scopo di assicurare la giusta remunerazione alle lavoratrici e di affrontare i problemi legati alla sicurezza del cibo, alla diversificazione dei redditi, al degrado ambientale, al contagio da Hiv.
Area di produzione: Chokomey, regione Greater Accra
Senegal
Trasformatrici e venditrici di pesce
Più di 25 000 donne delle zone rivierasche costituiscono la comunità, aderente all’Union Nationale des operatrices de la Fenagie Pêche. I prodotti ittici oggetto di più frequente trattamento sono l’alaccia, l’ombrina boccadoro, uno squaloide del genere Carcharhinus e una serie di molluschi racchiusi in conchiglie (arche di Noè, ostriche da mangrovie, murici…). La gestione di questi ultimi è opera delle donne fin dalla raccolta, negli impianti di acquacoltura o tra la vegetazione litoranea durante la bassa marea, a mano o con l’aiuto di piccoli machete; le conchiglie sono poi trasportate al villaggio, bollite e aperte, estraendo i molluschi da essiccare. I pesci sono sottoposti alle lavorazioni tradizionali: salati a secco o in salamoia, cotti alla griglia ed essiccati (ketiakh) oppure affumicati (methorah), fermentati a pezzi (guedj) o interi (tambadiang).
Area di produzione: Regione di Dakar
Cile
Raccoglitrici di alghe di Pichilemu
Da sempre le comunità indigene che vivono nelle zone costiere traggono sostentamento dal mare. Pichilemu è una città affacciata sull’oceano, in cui le alghe sono sempre state un componente fondamentale della dieta, e sono ancora il prodotto a cui dedicano i loro sforzi le donne di questa comunità. Tra le varietà che raccolgono, secondo le tecniche apprese dai loro genitori, la principale è la Durvillaea antartica, che qui prende il nome di cochayuyo. Si tratta di un’alga dalla consistenza particolarmente soda, carnosa ed elastica utilizzata in cucina in piatti diversi, da insalate miste a primi piatti ricchi come la paella vegetariana. Il cochayuyo ha caratteristiche nutrizionali che lo rendono un importante alimento quotidiano: ha un buon contenuto di iodio, calcio, ferro e magnesio ed è ricco di proteine e di fibre.
Area di produzione: Pichilemu
Tailandia
Federazione dei piccoli pescatori del sud della Tailandia
La comunità è costituita da circa 300 abitanti dell'isola di Muk, che si trova all'interno del Parco Nazionale Marino di Had Chao Mai, colpito dallo tsunami del 2004. L'attività del villaggio è costituita dalla piccola pesca e dalla trasformazione del pescato: questa avviene principalmente a opera delle donne, il cui lavoro è comunitario. Con il pesce pescato lungo la costa (gamberi, gamberetti, granchi, acciughe, scampi, pesce castagna) si realizzano diversi alimenti: tra questi, una pasta di pesce fresca (chiamata nam prik pa yang) a base di gamberetti e di pla keng (pesce castagna), i gamberetti essiccati al sole (ingrediente di molte ricette thai) e una sorta di crackers di gamberi. Tutti i prodotti sono venduti sia all'interno sia fuori dal villaggio.
Area di produzione: 13 province del sud della Tailandia
Marocco
Pescatori di cozze della provincia di Tiznit
Mirleft è un villaggio di pescatori sulla costa atlantica, a sud di Agadir, ancora immune dal turismo di massa. Nei dintorni vi sono ampie spiagge e lunghi tratti rocciosi a strapiombo sul mare, dove prosperano i molluschi, soprattutto cozze. Queste sono strappate dalle rocce manualmente, con l'aiuto di qualche attrezzo rudimentale, quindi separate dalle valve e cotte a vapore in contenitori sterilizzati di acciaio. Una volta raffreddate sono confezionate e spedite ai mercati locali. Si produce anche una cozza essiccata al sole, più tradizionale, e parte della raccolta (circa 10 tonnellate l'anno) è venduta al naturale. L'associazione Tifaouine lavora con i pescatori – 46 donne e 9 uomini – per razionalizzare questa produzione, migliorare lo standard qualitativo e garantire un equo sviluppo sociale.
Area di produzione: Mirleft, provincia di Tiznit
Mauritania
Bottarga di muggine delle donne Imraguen (Presidio Slow Food)
Gli Imraguen sono pescatori nomadi che seguono i movimenti dei grandi banchi di cefali dorati e di ombrine lungo il Banc d'Arguin, sulla costa settentrionale della Mauritania, spostando i propri piccoli villaggi provvisori fatti di capanne.
Qui praticano ancora le tradizionali tecniche di pesca, più sostenibili benchè meno redditizie di quelle moderne. Solo gli Imraguen hanno il permesso del parco di pescare con le lanches: barche, prive di motore, a vela, ma nella stagione di passaggio dei grandi banchi di muggini, da fine ottobre ai primi di gennaio, praticano ancora la tecnica tradizionale molto spettacolare. Una decina di uomini entra in acqua reggendo una lunga rete che circonda il banco di cefali e poi li chiude a sacco. Le donne si occupano da sempre della produzione di bottarga, tishtar (filetti di muggine essiccati e sminuzzati) e olio di muggine. La pesca tradizionale senza imbarcazioni e quella con le lanches è però minacciata dalla pressione dei pescherecci industriali che si addentrano illegalmente nelle acque del Banc d'Arguin. Le acque della Mauritania sono tra le poche al mondo ancora ricche di pesce e le flotte dei paesi occidentali si spartiscono i diritti di pesca, assumono i pescatori locali e il pesce viene surgelato e trasferito altrove per la lavorazione, specialmente in Nordafrica e in Europa. I saperi tradizionali legati alla trasformazione dei cefali si perdono e scompare una parte importante dell'identità culturale degli Imraguen.
Il Presidio
La sopravvivenza degli Imraguen è legata alla pesca dei muggini: il mulet è alla base dell'alimentazione dei pescatori, i loro stessi villaggi sulla spiaggia si spostano secondo gli spostamenti dei banchi. Il Presidio si fonda su una cooperativa di donne Imraguen, seguite dalla Ong locale Mauritanie 2000, che vivono a Nouadhibou, la seconda città per importanza della Mauritania. Le produttrici del Presidio acquistano i muggini dai pescatori e li trasformano. Il loro lavoro oggi è sottopagato – la bottarga viene acquistata a un prezzo irrisorio da un intermediario e commercializzata all'estero – e il loro laboratorio di produzione è precario. Slow Food, con la collaborazione dei produttori del Presidio della bottarga di Orbetello (Toscana), sta cercando di aiutare le donne Imraguen a migliorare qualitativamente la produzione. Nel 2006 tre donne sono state ospitate a Orbetello per un corso di formazione e alcuni pescatori si recheranno a Nouadhibou per aiutarle ad attrezzare un piccolo laboratorio. L'obiettivo è trovare mercati alternativi e gestire direttamente la vendita dei trasformati.
Area di produzione: Mauritania (Villaggi del Banc d’Arguin e Nouadhibou.)