ROMA – “La scoperta di 25 chilometri di spadare al largo delle isole Eolie era un fatto assolutamente prevedibile”, afferma Alessandro Giannì, responsabile della campagna Mare di Greenpeace, commentando il ritrovamento effettuato oggi dalla Guardia Costiera: “Proprio la settimana scorsa avevamo avvertito, con una lettera ufficiale, i ministeri competenti e le autorità: nel corso di una breve ricognizione tra Catania e Messina, infatti, avevamo rilevato la presenza a bordo di alcune imbarcazioni di reti che sembravano di lunghezza illegale”. Sempre la settimana scorsa, Greenpeace aveva presentato il rapporto “In un mare di guai”.
Le spadare, o “muri della morte”, sono reti lunghe anche venti chilometri. Vanno alla deriva, uccidendo, oltre al pescespada, delfini, capodogli, tartarughe e altre specie marine. Alla fine degli anni Novanta, le spadare uccidevano circa 8.000 cetacei l’anno. Malgrado ciò, vengono ancora usate: nel solo biennio 2005/2006, in Italia ne sono state sequestrate oltre 1.500 chilometri. Questa diffusione illegale è una conseguenza di leggi e regolamenti non sufficienti o applicati in maniera poco efficace.
“Vorremmo sapere se in questo caso si tratta di spadare, che sono completamente illegali, o di derivanti a maglie più piccole, le cosiddette ferrettare, oggetto della deregulation dell’anno scorso”, commenta Giannì: “Inoltre, è assurdo che le reti non vengano sequestrate in porto, come si dovrebbe e sarebbe più facile, ma solo in mare con l’uso di mezzi e tecniche molto costosi. In questo caso, per esempio, sono stati coinvolti un pattugliatore d'altura, due motovedette e un aereo Atr, quando per il sequestro in porto sarebbero sufficienti i controlli del personale delle capitanerie competenti”. Greenpeace rinnova la richiesta per un incontro con il ministro De Castro per parlare di questo e di altri problemi della pesca italiana, denunciati nel rapporto “In un mare di guai”