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In Messico si parla di cucina italiana

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AREZZO – Lucio Ingenito, giornalista del settimanale per Italiani in Messico Il Sole d'Italia (www.ilsoleditalia.com), diretto da Vito Taormina, collaboratore per Panorama, parla dell'Italia e della tendenza a riscoprire antichi sapori. Un fenomeno "Streetfood", una tendenza che valorizza le tradizioni culinarie italiane, e un sito internet traccia la mappa del cibo di strada.

Ingenito, definisce tra le righe gli italiani come geni, come coloro che "hanno una marcia in più, almeno nell'ambito della ristorazione".
"Gli italiani" – continua Ingenito – "sanno valorizzare bene l'enorme patrimonio gastronomico e soprattutto l'attaccamento alle radici e alle tradizioni culinarie delle nostre nonne". Dopo l'invenzione del fast food da parte dei "Gringos" (come sono definiti gli statunitensi in Mexico) gli italiani sono da anni portabandiera dello slowfood. "Ora siamo andati oltre" – declama sempre Ingenito – "un nuovo fenomeno ha preso campo nel Bel Paese. Si chiama Street-food".
Più oltre: "Chi l'avrebbe detto che arancini, piadine e calzoni sarebbero diventati la nuova moda ? già perché i ristoranti troppo cari vengono snobbati mentre noi andiamo sempre più di fretta. Eppure non vogliamo rinunciare ai piaceri del palato. E così ci fermiamo lungo la strada che diventa il nuovo luogo del gusto. Lo streetfood comprende specialità di ogni tipo: se in Inghilterra prediligono il fish & chips e nei paesi Arabi il Kebab, in Italia preferiamo una bella piadina che in Messico diventa Burrito. Per conoscere tutti i cibi da strada italiani visitate www.streetfood.it: troverete mappe, itinerari gastronomici e ricette.
A questo bel regalo, trovato in rete Streetfood risponde con una sezione dedicata ai cibi di strada nel mondo in progressivo completamento. Proprio in Messico – di prossima pubblicazione su www.streetfood.it – vi è una cultura diffusa del cibo di strada: dalle tortillas con cui si preparano i burritos sopra menzionati (sorta di piade arrotolate e ripiene di chili, carne di manzo o pollo, peperoni e spezie come cumino, coriandolo e l'immancabile peperoncino) o i tacos, o le enchiladas, o il Chili (fagioli rossi messicani) con carne…
In Italia è bene continuare a cercare e degustare i cibi poveri di una volta ormai noti come "di strada". Si può anche attingere ad una cucina del recupero (lesso rifatto, polpette di carne lessa etc…) per rinnovare e dare un tono di brio al tutto ma Streetfood si raccomanda di attenersi alla storia, alla cultura e al patrimonio gastronomico e culinario locale. NON un Hamburger di Chianina (modello americano senza legame con la nostra cultura e territorio) BENSì un PAN CO' GRIFI per recuperare una ricetta tipica (GRIFI ALL'ARETINA) e "portarla per strada".
Il bambino e l'adolescente non hanno nel loro immaginario il ristorante griffato o stellato né le risorse economiche per accedervi e consumare. Così quelle categorie sono lasciate nel "limbo" per essere catturate da pubblicità accattivanti, spesso ingannevoli. Si deve diffondere la cultura del cibo di strada per fare educazione alimentare anche alle scuole e porre davanti a soggetti dell'infanzia e dell'adolescenza una valida alternativa a snack in cellophane e hamburgers, il ristorante deve tornare per strada grazie a imprenditori giovani e comunicare con i giovani.