FIRENZE – Nei giorni scorsi è letteralmente esplosa, nel nostro territorio (ed è già la seconda volta in poco più di trenta giorni), una catena di messaggi telefonici e di e-mail che comunicava agli aretini la necessità di sangue del tipo B positivo per un bambino di 17 mesi ricoverato a seguito di una forma di leucemia fulminante ed indicava, al contempo, un numero di un’utenza telefonica dell’area fiorentina e la richiesta di “far girare” ulteriormente il messaggio.
Il numero telefonico indicato è quello del centralino dell’ospedale Meyer il quale è stato intasato da telefonate accorate di cittadini che si offrivano per donare il proprio sangue, appartenente a quel gruppo sanguigno.
“Non c’è alcuna emergenza sangue” – dice Adelmo Agnolucci presidente dell’AVIS Arezzo – “La valanga di sms è, come sempre, una bufala. Non si può scherzare sull’emergenza sangue e le raccolte non si organizzano mandando sms, ma solo mediante centri preposti allo scopo. Ciò che si sta facendo in questi giorni ha come conseguenza unica quella di arricchire gli operatori telefonici. Gli ospedali italiani conoscono bene le procedure: se esiste una carenza di sangue in un determinato ospedale, è il centro di coordinamento e compensazione regionale a mettersi in moto, e lo fa in tempo reale, reperendo il sangue presso gli altri ospedali della regione (ci sono circa 40 strutture trasfusionali nelle 10 province toscane), e, in casi straordinari, anche fuori regione. Anche nel caso specifico, prima ancora che il messaggio si diffondesse a macchia d’olio nei canali elettronici e telefonici, al bambino erano già state assicurate le cure trasfusionali di cui aveva bisogno, poiché il sangue del gruppo richiesto fa parte, come gli altri, delle comuni scorte dei servizi trasfusionali della regione e comunque, in ogni caso, sono sempre prontamente convocabili i donatori, nel caso in cui, si dovesse far fronte a necessità specifiche come, ad esempio, gli operatori sanitari avessero dovuto fornire al bambino dei concentrati di piastrine. Fenomeni come questo non sono purtroppo nuovi nel mondo trasfusionale, perché già in varie occasioni si è già assistito, soprattutto nei casi in cui è in gioco la salute di un bambino, alla diffusione di catene di messaggi che hanno continuato a girare in modo incontrollabile per settimane o addirittura mesi, sempre a fronte di situazioni in cui il bisogno di cure trasfusionali è stato tempestivamente soddisfatto. La rete dei servizi trasfusionali – ribadiscono dall’AVIS aretina – è deputata a garantire l’autosufficienza regionale di sangue per tutte le necessità ordinarie nonché per le situazioni di urgenza e di emergenza. Il sistema trasfusionale regionale, con la collaborazione delle associazioni del volontariato del sangue, si avvale dei donatori volontari periodici, ovvero delle persone che donano gratuitamente e consapevolmente il proprio sangue alcune volte all’anno. Con regolarità. E’ proprio questa periodicità della donazione che rappresenta l’elemento più importante per la sicurezza del sangue, in quanto i donatori periodici sono controllati più volte nel corso di uno stesso anno, sia clinicamente sia mediante gli esami per la prevenzione della trasmissione di malattie con la trasfusione. Ecco perché il nostro sistema ha come obiettivo prioritario l’autosufficienza programmata. Ed ecco perché solo attraverso quest’ultima si può far fronte a tutte le necessità, anche in emergenza, e mettere in atto tutti gli strumenti necessari alla sicurezza trasfusionale. E per questo – dicono all’AVIS – riteniamo importante raccomandare a tutti i cittadini di rivolgersi sempre agli interlocutori interessati, e a non lanciare sia pur generose catene di messaggi, che diventano inevitabilmente incontrollabili e continuano a girare sui mezzi elettronici per lunghi periodi, generando false suggestioni ed aspettative”.
Prendendo magari in considerazione l’ipotesi di andare a donare un po’ del proprio sangue. E non solo nei casi di emergenza.