AREZZO – Nessuna risposta positiva, da parte del Governo, alle richieste di modifica del decreto Bersani proposte dalla CNA. “La nostra categoria non teme certo processi di liberalizzazione – commenta il presidente provinciale dell’Unione Benessere e Sanità della CNA di Arezzo Luca Bichi. Ricordo che in molti comuni sono state da tempo abolite le distanze minime tra esercizi e le tariffe sono concordate a livello comunale. Senza dimenticare che sono state introdotte forme di flessibilità nella determinazione degli orari giornalieri al pubblico e delle giornate di chiusura”.
Le modifiche presentate da CNA riguardavano il mantenimento della giornata di riposo infrasettimanale da realizzare in maniera flessibile durante l’arco della settimana, da concordare a livello comunale. Questo avrebbe potuto permettere di mantenere comunque e sempre attiva l’erogazione del servizio rispettando al contempo quelle che sono le esigenze reali delle imprese e degli addetti dei settori acconciatura ed estetica. Prima fra tutti l’attività di formazione e aggiornamento che costituisce una caratteristica peculiare e costante della categoria.
“Occorre tener conto – ricorda ancora Luca Bichi – che la legge di settore 174/05 ha introdotto la figura unica di acconciatore. Oggi la presenza in provincia di Arezzo di circa 800 imprese di acconciatura rende la presenza di questo settore sul territorio estremamente capillare. Questo “colpo di forza” del Governo appare quindi anche come un’invasione di campo delle competenze proprie degli enti locali”
Il settore estetico condivide le stesse contrarietà e preoccupazioni espresse degli acconciatori. Mauro Borgogni, coordinatore degli acconciatori e delle estetiste di CNA Arezzo, ritiene che questo provvedimento presentato dal Governo come strumento di apertura e di occasione di lavoro per i giovani, “si tradurrà in una ‘lenzuolata’ di delusioni, perché il settore appare sovradimensionato. Per favorire l’occupazione dei giovani sarebbe stato più utile non introdurre aumenti contributivi per gli apprendisti che gravano sulle imprese e non incentivano le assunzioni”.
Infine Mauro Borgogni sottolinea come l’iniziativa del Governo così celere e risolutiva sul terreno delle liberalizzazioni, sia invece “assolutamente inesistente” su altri versanti sui quali, da tempo, le categorie artigiane hanno segnalato necessità di intervento come l’introduzione dell’IVA ridotta, così come applicata in via sperimentale in alcuni paesi europei con positivi risultati in termini di gettito e occupazione, una reale lotta ai fenomeni dell’abusivismo e lavoro nero che incidono pesantemente sulle imprese che operano in modo regolare e sulle entrate dello Stato.