ISOLE BALEARI – Sommozzatori di Oceana, che stanno lavorando nelle acque del Parco di Cabrera con l’obiettivo di documentare con foto e video lo stato delle comunità ecologiche del parco e delle zone limitrofe, si sono imbattuti in importanti concentrazioni di meduse presenti nelle cale poste a nordovest dell’arcipelago. I ricercatori di Oceana hanno filmato e fotografato migliaia di meduse della specie Pelagia noctiluca – la stessa che ha causato preoccupazione negli ultimi anni per la sua presenza massiva nelle coste del Mediterraneo – mentre si muovevano nelle acque del parco o venivano concentrate dalle correnti in aree chiuse, come le cale o lo stesso porto di Cabrera.
L’uso di un robot subacqueo privo di equipaggio, pilotato dal pontile del catamarano di ricerca Oceana Ranger, ha anche permesso di osservare grandi concentrazioni di questi animali a 130 metri di profondità, presso la montagna sottomarina conosciuta come Banco Emile Baudot o Port d’es Francés, che si trova a circa 30 miglia a sud dell’arcipelago di Cabrera, e di cui Oceana sta chiedendo l’inclusione nell’attuale Parco Nazionale.
Secondo il biologo Xavier Pastor, direttore della spedizione dell’Oceana Ranger, la presenza di meduse a Cabrera non mette in discussione la qualità delle sue acque, né la gestione delle stesse. “Le meduse sono state trascinate a Cabrera come lo sono verso qualsiasi altra zona della costa. Di fatto, Cabrera, la cui biodiversità marina si trova in fase di recupero dopo essere stata dichiarata Parco Nazionale, si trova probabilmente in una situazione migliore rispetto a quella di altri luoghi della costa per cercare di contrarrestare in modo naturale la proliferazione di questi animali”.
Pastor informa che nelle ultime settimane l’équipe di studiosi che naviga a bordo dell’Oceana Ranger ha potuto documentare delle concentrazioni di meduse in altre zone del Mediterraneo, come ad esempio nell’arcipelago delle Eolie, a nord della Sicilia.
“Non si tratta di un problema locale – ha segnalato Pastor – piuttosto l’aumento della temperatura dell’acqua causata dal cambiamento climatico, l’eccessiva pesca e la cattura volontaria o accidentale dei predatori naturali delle meduse, sono tutti fattori che le hanno lasciate senza nemici. Dall’altro lato, la riduzione degli stocks dei piccoli pesci pelagici che entrano in lizza con le meduse per l’alimentazione, l’incremento della contaminazione da sostanze di origine agricola e delle acque residuali urbane che favoriscono la riproduzione del plancton, nonché la diminuzione dell’apporto di acqua dolce alla costa, si combinano per offrire alle meduse un ambiente che risulta particolarmente favorevole alla loro proliferazione. Solo se si affrontano in modo simultaneo tutti questi fattori sarà possibile far sì che, a medio termine, i meccanismi naturali riportino le popolazioni di meduse alle dimensioni alle quali eravamo abituati quando le stesse erano sotto controllo”.
Il direttore di Oceana ha comunicato la disponibilità della sua organizzazione per collaborare con il programma di allerta della presenza di meduse progettato dal Ministero dell’Ambiente. A tal fine, l’equipaggio dell’Oceana Ranger, che naviga buona parte dell’anno in acque spagnole, comunicherà al Ministero e alle Comunitá Autonome interessate, gli avvistamenti di importanti concentrazioni di meduse nelle quali si imbatta nel corso dei suoi spostamenti.
Nel caso della proliferazione delle stesse nelle acque del Parco Nazionale di Cabrera e del banco Emile Baudot, Oceana ha fornito le informazioni e le immagini delle stesse alla Direzione Generale delle Coste del Ministero dell’Ambiente e alla “Conselleria” dell’Ambiente del Governo delle Isole Baleari.