Un Paese incapace di soddisfare la richiesta di mobilità dei propri cittadini, costretti a privilegiare – in assenza di valide alternative – l’uso indiscriminato dell’auto.
Un Paese privo di un sistema adeguato di trasporto pubblico, ma privo anche delle infrastrutture necessarie per far fronte all’inevitabile costante aumento del traffico veicolare.
Un Paese in cui ogni città, perfino Aosta che è risultata la migliore per Qualità della Mobilità, è ben lontana dagli standard imposti dalla società del ventunesimo secolo.
E’ quanto emerge dal 1° Rapporto ACI-Eurispes sulla Qualità della Mobilità nelle province italiane, presentato oggi a Roma presso la sede dell’Automobile Club d’Italia. Il documento di 600 pagine fotografa lo stato della mobilità nel Paese e costituisce la base di lavoro per un osservatorio permanente finalizzato a stimolare il continuo dibattito tecnico e politico sui temi del traffico e della mobilità.
Il Rapporto classifica 103 province italiane sulla base dell’IQM (Indice di Qualità della Mobilità), calcolato per ogni città attraverso un insieme di indicatori statistici. Il documento propone anche un’indagine condotta su 3.500 cittadini sull’uso dell’auto e del mezzo pubblico, un’anticipazione degli esperti sulle linee di sviluppo della mobilità in Italia e 10 focus tematici su: il sistema dei trasporti; il trasporto pubblico locale; la sicurezza stradale; il traffico urbano; i sistemi di trasporto intelligente; il car sharing; il parco veicolare; l’educazione e l’informazione; la qualità dell’ambiente urbano; la mobilità dei disabili.
«Il Rapporto mette in luce tre punti nevralgici per il sistema italiano della mobilità – dichiara il Presidente dell’ACI, Franco Lucchesi – che sono l’incidentalità stradale, l’inadeguatezza del trasporto pubblico locale e la scarsa pianificazione territoriale.
La sicurezza stradale è un fattore predominante e il suo peso nel calcolo dell’indice di qualità della mobilità è assai elevato. I dati dimostrano come gli incidenti rappresentino una vera emergenza soprattutto per le grandi città, dove addirittura un cittadino su quattro è incorso almeno una volta in un incidente stradale.
Il trasporto pubblico locale – continua Lucchesi – è un altro importante elemento che, purtroppo, porta al ribasso l’indice di qualità della mobilità delle nostre province. Lo stato di crisi cronica del mezzo pubblico, non l’automobile, è la causa primaria della congestione e dell’inquinamento. L’uso abnorme del mezzo privato è solo una conseguenza dell’insufficienza del trasporto pubblico.
L’inadeguatezza della pianificazione territoriale – conclude il Presidente dell’ACI – è il terzo fattore critico del sistema di mobilità. Il Rapporto la colloca al primo posto tra le emergenze evidenziate dagli opinion leader. L’ACI ha più volte sottolineato il problema, ma finora nulla è stato fatto dagli amministratori locali che, per rimediare ai loro errori e alla loro inerzia, ricorrono a politiche vessatorie e punitive verso gli automobilisti, benché questi ultimi siano “colpevoli” solo di cercare un rimedio alla stortura di un territorio malamente organizzato e urbanizzato».
«L’automobile in Italia – dichiara il Presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara – è un po’ come dottor Jekyll e Mister Hyde: da un lato, essa rappresenta un impressionante moltiplicatore di fatturato e di attività economiche (dalla produzione alla vendita delle autovetture alla raffinazione e vendita di prodotti petroliferi, dagli interessi delle compagnie assicurative al ruolo impositivo dello Stato – accise sui carburanti, tassa sulla proprietà, pedaggi stradali e autostradali, ecc. – ) dall’altro, la stessa viene vista come una specie di vacca da mungere, restituendo poco o nulla in servizi, comodità e agi per l’automobilista (incrementi del prezzo della benzina e mai diminuzioni, inefficienza dei tratti viari e stradali, pochezza dei servizi e delle risorse da destinare agli utenti dell’automobile, ecc.) o di dèmone (soprattutto quando viene attribuita all’automobile la responsabilità per tutti i tipi di inquinamento).
La verità – conclude il Presidente dell’Eurispes – è che nell’attuale società, dove il bisogno di spostamento e di mobilità delle persone è alla base di quasi tutte le attività economiche e sociali, è necessario produrre ogni sforzo (sia a livello istituzionale e di governo sia a livello dei cittadini) perché l’automobile diventi sempre più espressione di libertà di movimento».
L’IQM: LA CLASSIFICA DELLE PROVINCE. Aosta si colloca al primo posto della classifica ACI-Eurispes per Qualità della Mobilità, seguita da Siena, Parma, Pisa e Terni.
L’esame della graduatoria riporta tra i primi venti posti ben dieci province dell’Italia centrale (nell’ordine, Siena, Pisa, Terni, Lucca, Arezzo, Perugia, Massa, Firenze, Pesaro ed Ascoli Piceno), sei del Nord-Ovest (Aosta, Mantova, Trento, Biella, Cuneo, Brescia) e quattro del Nord-Est (Parma, Ravenna, Udine e Bologna).
Per quanto riguarda le province meridionali, negli ultimi posti si posizionano tutte città del Sud (a partire dalla 82esima posizione), con performance estremamente negative per l’Italia insulare.
L’analisi regionale evidenzia per la Toscana una situazione privilegiata, con ben sei province (Siena, Pisa, Lucca, Arezzo, Massa e Firenze) su dieci collocate tra i primi venti posti della classifica; entrambe le province umbre si collocano all’inizio della classifica, posizionandosi al 5° posto Terni ed al 13° Perugia; tra le regioni del Nord-Est, il risultato migliore è registrato dall’Emilia Romagna che piazza ben tre province (Bologna, Parma, Ravenna) all’inizio della classifica.
Le realtà laziali non godono di “buona salute” rispetto alla mobilità: Roma occupa il 33° posto della classifica, mentre le restanti quattro province si collocano in posizioni piuttosto critiche (Rieti 50esima, Viterbo 67esima, Frosinone 73esima e Latina 81esima).
Nella parte opposta della graduatoria si posiziona la Sicilia con ben cinque province che si collocano agli ultimissimi posti: Ragusa (93°), Trapani (98°), Siracusa (99°), Agrigento (101°) e Caltanissetta (102°). Detiene il primato negativo una provincia pugliese, Foggia, che si colloca in ultima posizione, ma anche le altre conseguono risultati poco soddisfacenti: Bari 100esima, Taranto 90esima e Brindisi 83esima. La Sardegna non appare una realtà invidiabile con ben tre province su quattro in zona critica (Nuoro 96esima, Oristano 84esima e Sassari 80esima) e Cagliari a circa metà della classifica (58° posto).
L’INDAGINE CAMPIONARIA. L’indagine ha rilevato l’opinione degli intervistati rispetto: a) al gradimento circa l’efficienza della rete infrastrutturale stradale; b) al livello di fruibilità dei servizi offerti al cittadino-automobilista; c) alla soddisfazione circa i tempi e le modalità di raggiungimento del proprio posto di lavoro.
Per la netta maggioranza degli italiani, il 58,3%, la mobilità è legata soprattutto al lavoro, che rappresenta quindi la ragione principale degli spostamenti dei cittadini. L’auto privata è senza dubbio il mezzo di trasporto privilegiato: a quanti, circa il 64%, la usano sistematicamente in qualità di conducente, vanno aggiunti anche i cittadini che per i propri spostamenti ricorrono soprattutto al passaggio in macchina (poco meno di uno su quattro). Tra le ragioni del ricorso prevalente al mezzo di trasporto privato vi è innanzitutto la rapidità degli spostamenti (37%). Infatti i tempi medi di spostamento risultano sensibilmente inferiori rispetto a quelli dichiarati da quanti optano per un mezzo di trasporto pubblico: oltre il 72% impiega generalmente meno di mezz’ora per raggiungere il luogo di destinazione con la propria vettura, mentre tra quanti si spostano in autobus o in tram la percentuale scende al 40,5%.
Se la mobilità privata consente maggiore rapidità, autonomia e comodità, non mancano però le criticità connesse a questo tipo di scelta: il traffico innanzitutto, indicato dal 47% degli intervistati quale principale nucleo di criticità, soprattutto da quanti abitano nei comuni di grandi dimensioni o nelle città metropolitane. Sono sempre questi ad avvertire maggiormente il problema dello smog, mentre la presenza di mezzi pesanti è vissuta come fonte principale di disagio principalmente dai cittadini dei piccoli comuni.
Il 46% degli automobilisti impiega mediamente più di 10 minuti per trovare parcheggio in centro, soprattutto nelle città metropolitane (58%), dove è più elevata anche la probabilità di essere coinvolto in incidenti stradali: il 22,4% dei residenti nelle città metropolitane è incorso in infortuni nell’ultimo anno (16,6% nei piccoli comuni).
L’insufficienza del servizio pubblico rappresenta invece il problema più sentito (30%) dal campione e sono proprio i cittadini residenti nelle città metropolitane (40%) e delle Isole (43%) a considerare prioritario affrontare questo tipo di problema in materia di mobilità. Il 23% degli intervistati considera invece più grave la mancanza di percorsi alternativi e/o servizi di informazione a contrasto del traffico.
A questo proposito, se un italiano su tre, il 35%, per evitare il traffico cerca di non spostarsi durante le ore di punta, la maggioranza (52,5%) riconosce l’utilità dei servizi telematici e di controllo/gestione della mobilità (varchi elettronici, display luminosi, ecc.), considerati più utili rispetto ad un notiziario locale sulla mobilità (32,6%).
Diversamente, il 20% del campione considera prioritario intervenire innanzitutto sugli orari di ingresso negli uffici e nelle scuole: si tratta di un’esigenza avvertita prevalentemente da quanti abitano nei grandi comuni e nelle città metropolitane.
LE INTERVISTE A TESTIMONI PRIVILEGIATI. Attraverso le interviste ad opinion leader e ad esperti del settore si è cercato di rappresentare le principali criticità, le ipotesi più valide di intervento e di soluzione dei problemi del traffico e della mobilità.
E’ emersa innanzitutto la necessità di cambiare le modalità di approccio al tema della mobilità, conferendo centralità alle specificità territoriali ed agli elementi di sostenibilità finanziaria e ambientale dei progetti. La pianificazione degli interventi in materia di mobilità è finora avvenuta, infatti, ad avviso dei testimoni privilegiati, senza tenere sufficientemente conto delle dinamiche insediative, delle persone e dei processi di sviluppo produttivo dei diversi territori.
In questo senso si rendono necessari, da un lato, un maggiore coordinamento tra la pianificazione urbanistica e la pianificazione dei trasporti e, dall’altro, la promozione di una progettazione partecipata degli interventi, basata sulle reali esigenze del territorio ed aperta a tutti i portatori di interessi economici, alle parti sociali e alla società civile.
Per quanto riguarda, in particolare, le misure atte a contrastare l’impatto negativo del traffico sull’ambiente e adottate dalle diverse province del territorio italiano, numerosi testimoni privilegiati concordano sul fatto che alla tendenza ad utilizzare misure “tampone” ed emergenziali andrebbe sostituita, da questo punto di vista, l’adozione di una politica programmatica di lungo periodo, che consenta un cambiamento strutturale del modello di mobilità vigente.
In questo senso, i provvedimenti adottati da alcune Amministrazioni hanno puntato, ad esempio, sul car pooling (uso di una stessa autovettura privata da più persone per il medesimo spostamento), sul finanziamento di auto elettriche a servizio degli utenti dei parcheggi di scambio o, ancora, sul rinnovo del parco veicolare pubblico, con l’introduzione di autobus a metano o la sostituzione dei vecchi mezzi di trasporto con altri di tipo elettrico, primi passi verso una mobilità equilibrata e rispettosa dell’ambiente.